Oltre le tre culture: la proposta della S&TDL

Consiglio Nazionale delle Ricerche

Roma, 14-15 ottobre 2015

Già nel lontano 1995 John Brockman parlava di una terza cultura, in grado di superare la ben nota dicotomia fra le due culture e fra umanisti e scienziati evidenziata da Snow (1959) – dicotomia ormai irrigidita e sedimentata nell’immaginario di tutti – e aprire simultaneamente una prospettiva di largo respiro, senza confini e straordinariamente ricca di opportunità di sviluppo. Per Brockman, influente agente letterario di numerosi scienziati, la terza cultura coincideva con “l’attività di quegli scienziati che sanno dire cose nuove e interessanti sul mondo e su noi stessi: che le sanno raccontare a un pubblico vasto, diffondendo la conoscenza oltre i confini angusti dell’accademia”. “L’abbozzo di una nuova filosofia naturale, incardinata sui concetti di complessità ed evoluzione” – i due imprescindibili capisaldi della coscienza e della scienza contemporanea – s’impernia dunque su alcuni grandi interrogativi e vede il passaggio del testimone dai letterati, gli intellettuali del passato, agli scienziati, chiamati oggi a divenire un decisivo elemento di unione e una cinghia di trasmissione privilegiata fra la scienza e la società, a rinsaldare un legame che si sta facendo e si farà sempre più forte e denso di significati: “pensatori pubblici”, capaci di chiarire la natura e il valore del loro lavoro, di illustrare il senso e l’impatto delle loro ricerche e, più in generale, delle scoperte scientifiche, di fornire risposte, spiegazioni, soluzioni. Si sentiva in altre parole di nuovo forte l’esigenza di un’ambiziosa visione d’insieme, organica e coerente, in cui dipanare, in una struttura saldamente unitaria, il groviglio di fili di una conoscenza in inarrestabile espansione, che si veniva sempre più differenziando e specializzando.

È però nel 2009 che Jerome Kagan, un celebre psicologo statunitense, con Le tre culture disegna un orizzonte radicalmente nuovo per la conoscenza, sottolineando tutta la distanza dalla concezione di Snow, ormai arcaica e irrimediabilmente superata.
Nel solco del bel saggio di Wolf Lepenies, Die drei Kulturen: Soziologie zwischen Literatur und Wissenschaft (1985), egli afferma innanzitutto, con dovizia di argomenti, l’esistenza di una terza cultura, ben caratterizzata rispetto sia alla cultura letteraria e umanistica che a quella scientifica e tecnologica, la quale comprende l’ambito composito delle scienze sociali: dalla sociologia all'antropologia, alla scienza politica, all'economia, alla psicologia… Kagan studia poi, con acuta intelligenza, i tratti peculiari che contraddistinguono riconoscibilmente le tre culture: e cioè i tre campi di indagine, le scienze naturali, le scienze sociali e le discipline umanistiche, e le corrispondenti comunità di studiosi, gli scienziati naturali, gli scienziati sociali e gli umanisti.
Le differenze investono le domande fondamentali e gli assunti di base, i problemi chiave, le fonti di evidenza, gli approcci, il linguaggio, le formae mentis e i comportamenti, le missioni, i punti di forza e di debolezza, i contributi e i limiti di ciascuna cultura e, corrispondentemente, di ciascun tipo di studioso.
Nella chiusa del libro, l’autore suggerisce un possibile scenario per il futuro, in cui poter andare oltre le reciproche incomprensioni e le tensioni che attualmente dividono le tre realtà, e persino oltre una loro convivenza pacifica, ancora sinonimo, per lo più, di tregua armata diffidente e guardinga: “è tempo che i membri delle tre culture adottino un atteggiamento di maggiore umiltà perché, come le tigri, gli squali e i falchi, ogni gruppo è potente nel suo territorio ma impotente nel territorio dell'altro”.
Questo mentre si profila già all’orizzonte l’emergere di altre culture, che si vengono affacciando sulla scena scientifica e culturale con assertività e battagliera determinazione, conquistandosi sfere d’influenza sempre maggiori. In particolare è l’ICT – che alcuni identificano con la quarta cultura – grazie alla rivoluzione digitale, al suo sviluppo ipertrofico e alla sua crescente pervasività, a conquistare tutti i settori, a trasformare radicalmente l’universo della conoscenza offrendole straordinarie possibilità tuttora per gran parte inesplorate, e a imporsi, in ultima analisi, come baricentro precipuo, se non unico, della contemporaneità.
Per Kagan, un maggior equilibrio, un maggior rispetto reciproco e una maggiore sensibilità e disponibilità al confronto può consentire la costruzione di uno spazio di collaborazione e di dibattito fra i diversi ambiti, “in cui tessere i fili separati degli eventi scientifici in un arazzo coerente”.

Proprio da qui nasce l’idea ispiratrice del Convegno: quella cioè di proporre, oltre le singole culture, quelle di oggi e quelle di domani, oltre tutti i particolarismi scientifico-disciplinari e linguistico-culturali, l’infrastruttura della Science & Technology Digital Library.
Uno spazio comune, dinamico e aperto, in grado di favorire positivamente il dialogo fra i differenti ambiti scientifici e culturali e fra questi e la società in tutte le sue declinazioni.
Un vero ecosistema della conoscenza, collaborativo, multiplo e integrato, capace di abbattere barriere, sconfiggere stereotipi e pregiudizi, valorizzare i contributi di tutti, creare e moltiplicare relazioni significative e scambi fecondi.
Articolato in due giornate, il Convegno ha in tal modo offerto l’occasione di presentare l’infrastruttura S&TDL e di promuovere azioni in grado di favorirne l’evoluzione, secondo i principi di apertura, flessibilità e integrazione.
La prima giornata, corrispondente al pomeriggio del 14 ottobre, ha avuto un carattere istituzionale e ha disegnato l’orizzonte strategico più ampio e la prospettiva di lungo termine in cui si va ad inserire la S&TDL.
La seconda giornata, scandita nel mattino e nel pomeriggio del 15 ottobre, di carattere tecnico-scientifico, ha passato in rassegna la molteplicità delle realizzazioni e dei risultati progettuali, dando grande spazio ai partner e alla varietà delle loro proposte e dei loro approcci.